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Abiti lunghi, completi, corsetti, pensati per corpi sia maschili sia femminili. Sempre più brand e stilisti rifiutano la tradizionale distinzione tra abito nuziale per uomo e per donna in favore di un approccio gender fluid.

Ogni anno, vengono prodotte migliaia di abiti bianchi e completi per le coppie che vogliono celebrare solennemente la loro unione. La maggior parte di questi modelli, tuttavia, si rivolge a promessi sposi che, dal punto di vista dell’identità di genere, aderiscono a quella binaria.
Le persone che, nella vita di ogni giorno, preferiscono indossare capi per nulla femminili o non propriamente maschili si ritrovano scarsamente rappresentate nel tipico atelier per abiti nuziali. Molte di loro hanno scelto di creare da sé i propri look, realizzando modelli personalizzati o componendo ensemble in un mix di pezzi vintage e capi firmati prêt-à-porter.
“Come persona queer e wedding planner che vuole dare spazio alla diversity, è per me motivo di enorme soddisfazione vedere una coppia compiere scelte che si discostano dalla tradizione”, dice Jason Mitchell Kahn. “Le celebrazioni nuziali dovrebbero riflettere la coppia nel modo più autentico, a cominciare dal guardaroba. Ad esempio, per il suo matrimonio celebrato all’inizio dell’anno, uno dei miei sposi ha prima indossato uno splendido smoking, poi si è cambiato ed è riapparso in un abito lungo subito prima del taglio della torta. Ho avuto anche due sposi maschi che hanno percorso la navata sfoggiando entrambi lunghi mantelli, per aggiungere quel pizzico di teatralità che uno strascico può infondere a un abito. Stiamo parlando di amore queer al suo meglio”.
Per dare vita a visioni stilistiche come questa, tuttavia, gli sposi tendono a ricorrere a creazioni personalizzate, perché è raro trovare nel mercato di massa collezioni bridal o menswear che siano veramente gender neutral. Fortunatamente, negli ultimi anni si è assistito a un incremento della proposta di abiti nuziali dall’estetica fluida sotto il profilo del genere, soprattutto da parte di stilisti queer che sentono la responsabilità di offrire maggiori opportunità di scelta ai membri della propria comunità.

Il settore bridal come terreno di sperimentazione

“In parte, si tratta di una responsabilità, ma, più che altro, lo considero un dono”, dice Jackson Wiederhoeft, fondatore e titolare del brand Wiederhoeft. “Penso a capi transgender, non binari, femminili e maschili dal momento in cui mi sveglio fino a quando la mia testa tocca il cuscino, e spesso anche nel sonno. Il genere rappresenta una delle migliori matite del mio kit, quella con cui creo bellissime linee su una tela che mi è familiare”. Sebbene, negli ultimi anni, Wiederhoeft abbia proposto collezioni non esclusivamente dedicate al matrimonio, il marchio ha inserito dei look nuziali nelle sue recenti sfilate di prêt-à-porter: “All’inizio, avevo dei dubbi riguardo all’opportunità di entrare nel mondo bridal, perché è un settore che, nell’ambito della fashion industry, viene visto talvolta come démodé”, racconta lo stilista. “Ma me ne sono subito innamorato e ho capito di poter creare una linea bridal dotata di contenuto e sostanza, coerente nel design e nella visione estetica. Molti dei nostri modelli di base – corsetti, gonne, abiti – sono pensati tanto per i corpi maschili quanto per quelli femminili, e per noi è stato davvero importante poter offrire ai nostri clienti questa fluidità di genere”.

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