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I WANT TO BREAK FREE

Nel corso degli anni Ottanta, il mondo della musica fu scosso da un evento che andò ben oltre la semplice uscita di un singolo: il video musicale di "I Want to Break Free", secondo estratto dall'album "The Works" dei Queen. Questa canzone, scritta da John Deacon, trasudava un'energia di ribellione e di liberazione, incarnata perfettamente da un Freddie Mercury straordinariamente carismatico e da una band che non aveva paura di sfidare gli schemi e i pregiudizi della società.

La decisione di vestirsi da donna nel video era nata dall'idea dell'allora fidanzata di Roger Taylor, e sebbene potesse sembrare un'espressione artistica di libertà e spregiudicatezza, tuttavia, fu il video ad attirare l'attenzione del mondo intero, e non sempre in modo positivo. La scelta di vestire i membri della band con abiti femminili, in un'esplicita parodia della soap opera britannica "Coronation Street", fu audace e provocatoria., si rivelò un passo audace che portò a conseguenze impreviste.

La censura del video da parte di MTV, in un'epoca in cui la rete musicale dominava il panorama mediatico, rappresentò una condanna a morte per il potenziale commerciale del singolo negli Stati Uniti. Nonostante ciò, "I Want to Break Free" si affermò come un inno contro ogni forma di oppressione, conquistando il cuore del pubblico europeo e latinoamericano.

Nel corso degli anni Ottanta, il mondo della musica fu scosso da un evento che andò ben oltre la semplice uscita di un singolo: il video musicale di "I Want to Break Free", secondo estratto dall'album "The Works" dei Queen. Questa canzone, scritta da John Deacon, trasudava un'energia di ribellione e di liberazione, incarnata perfettamente da un Freddie Mercury straordinariamente carismatico e da una band che non aveva paura di sfidare gli schemi e i pregiudizi della società.

La decisione di vestirsi da donna nel video era nata dall'idea dell'allora fidanzata di Roger Taylor, e sebbene potesse sembrare un'espressione artistica di libertà e spregiudicatezza, tuttavia, fu il video ad attirare l'attenzione del mondo intero, e non sempre in modo positivo. La scelta di vestire i membri della band con abiti femminili, in un'esplicita parodia della soap opera britannica "Coronation Street", fu audace e provocatoria., si rivelò un passo audace che portò a conseguenze impreviste.

La censura del video da parte di MTV, in un'epoca in cui la rete musicale dominava il panorama mediatico, rappresentò una condanna a morte per il potenziale commerciale del singolo negli Stati Uniti. Nonostante ciò, "I Want to Break Free" si affermò come un inno contro ogni forma di oppressione, conquistando il cuore del pubblico europeo e latinoamericano.

Mentre in Europa questa espressione artistica venne accolta con comprensione e ironia, negli Stati Uniti scatenò una reazione di choc e disgusto, soprattutto da parte dei dirigenti di MTV.

La decisione di censurare il video da parte di MTV, la principale rete musicale dell’epoca, fu un duro colpo per i Queen e per la loro visione artistica. Il brano, pur ottenendo successo in molte parti del mondo, non riuscì mai a raggiungere le vette delle classifiche negli Stati Uniti, dove la censura durò addirittura sette anni. Questo episodio non solo mise in discussione la libertà creativa delle band, ma evidenziò anche le tensioni culturali e sociali che caratterizzavano il contesto statunitense dell’epoca.

La vicenda di “I Want to Break Free” non si limitò però alla censura e alle polemiche. Rappresentò piuttosto un punto di svolta nella storia dei Queen e nella loro relazione con il pubblico americano. Nonostante le difficoltà e le critiche, la band rimase fedele alla propria visione artistica e alla propria identità, continuando a produrre musica che ispirava e toccava milioni di persone in tutto il mondo.

Il coraggio e la determinazione dei Queen nel difendere la propria creatività senza compromessi rimangono un esempio di integrità artistica e di resistenza di fronte all’oppressione e alla censura. La storia di “I Want to Break Free” è quindi molto più di un semplice episodio nella carriera della band: è un simbolo di lotta per la libertà di espressione e per il diritto di essere se stessi, senza rinunce né concessioni.

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